Progetto Vicus e dintorni
Il vicus di San Rustico
In prossimità della confluenza tra i fiumi Vomano e Mavone, in un’area aperta e lussureggiante, a partire dal IX secolo a. C. è fiorita la più importante civiltà fluviale della vallata. Ne sono testimonianza i numerosi reperti archeologici rinvenuti nelle campagne di scavo che si sono succedute dalla fine dell’ Ottocento ad oggi.
Gli Scavi
Numerose sono state le campagne di scavo condotte nell’area archeologica a San Rustico di Basciano per riportare alla luce l’antico insediamento, il “vicus”, un agglomerato urbano con molte abitazioni.
Nel 1896 l’archeologo Edoardo Brizio ha scoperto il santuario di Ercole e il “vicus”;
nel 1928 sono venuti alla luce i resti di un Tempio e di alcune strutture adiacenti, tra cui otto basi di colonne in doppia fila;
nel 1976 l’archeologo Gaetano Messineo, in concomitanza con i lavori per la costruzione dell’autostrada L’Aquila-Teramo (A24), ha riportato alla luce i resti dell’intero agglomerato urbano.
Il tempio di ercole
Con gli scavi del 1976 si sono delineate le strutture del Tempio con un podio di forma rettangolare che misurava m. 15,68 X 8,29 e una fila di quattro colonne nella parte anteriore (prostilo).
Il luogo di culto era suddiviso in due parti; all’interno si trovava una cella adibita al culto della divinità ed era preceduta da un pronao (vestibolo).
La struttura muraria, come scrive G. Messineo, “consiste in una sorta di opera incerta, con grossi ciottoli tagliati abbastanza regolarmente sulla fascia esterna; agli spigoli sono impiegati blocchetti squadrati di tufo o arenaria. All’interno del podio è un riempimento di terra; […] Sui lati nord e sud si è ritrovato il piano di posa dei blocchi della cornice inferiore. Costituito da tegole con margine esterno regolare, poggiate su un nucleo cementizio”.
Durante i lavori di scavo sono stati raccolti numerosi materiali tra i quali capitelli corinzi, lastre decorative e terrecotte architettoniche.
L'abitato
L’abitato, probabilmente non anteriore alla metà del I sec. a.C., rispecchia le caratteristiche dei villaggi rurali (vici) caratterizzati da nuclei di stanziamento compatti o con case sparse in prossimità di un tempio comune a tutto il territorio (pagus).
Il villaggio, costruito lungo la via Cecilia, era composto di due distinti nuclei posti lungo una fascia ampia circa 40 metri e chiusa nel lato SO dal tempio ed i suoi annessi.
Come nei modelli urbani del periodo tra il III e I sec. a.C. anche in questo vicus “l’impianto regolare dell’antico abitato, lascia intravedere l’articolazione in tre principali grandi aree: un settore riservato alle attività pubbliche, con il tempio e una piazza centrale, e due quartieri a pianta ortogonale a Nord e a Sud, con ogni probabilità di tipo residenziale”.
Probabilmente i singoli nuclei abitativi, di modeste dimensioni e formate di un solo piano, dovevano avere accesso dal piazzale centrale o dalla campagna circostante.
Nell’abitato, dove vivevano dalle 500 alle 1000 persone, erano presenti dei pozzi per attingere acqua scavando delle cavità cilindriche nel terreno argilloso profonde oltre 3 metri, dove la falda scorreva su di uno strato di ghiaia.
Un complesso impianto di canalizzazioni di scarico permetteva il deflusso delle acque verso il fiume.
Il declino del vicus sembra aver avuto inizio tra il IV e V secolo d.C. quando vi sarebbe stato un progressivo abbandono di alcuni settori dell’abitato e la conseguente spogliazione di elementi decorativi di ogni genere negli edifici in disuso.
La stipe votiva e le iscrizioni
Durante gli scavi del 1976 è stato rinvenuto un deposito (stipe votiva) di materiali ceramici, ossi e metalli, sistemati con particolare cura.
Tra i materiali recuperati sono da menzionare quattro anfore, un gruppo di vasi in ceramica, tra cui olle e lagynoi (vasi da vino con collo lungo e stretto), due arule in terracotta (altarini mobili con decorazioni plastiche).
Degno di menzione è il vaso plastico configurato a forma di “vecchia ebbra”, ispirato alla celebre Anus ebria di Mirone.
Nel deposito sono stati rinvenuti anche piastre di serratura, pendagli in bronzo, manigliette, una semioncia di Hatria.
Nel vicus sono stati rinvenuti anche reperti epigrafici, iscrizioni su diverse lapidi dedicate ad Ercole e ad una serie di personaggi locali, per lo più magistrati.
Le informazioni storiche e fotografiche sono state reperite su:
- Documenti dell’Abruzzo Teramano – vol 2, tomo I (pagg. 136-158) pubblicati a cura della TERCAS, 1986;
- Catalogo del Museo Civico Archeologico “F. Savini”, a cura di P. Di Felice e V. Torrieri, Deltagrafica Teramo, 2006, pubblicato con il contributo della Regione Abruzzo e della Fondazione Tercas;
- Basciano: il Vicus, le Chiese, il Castello, di E. G. Di Nicola e M. Sgattoni, Associazione Culturale “L’Altura” di Basciano, 2020.
Consulenza scientifica a cura di Pio Basilico, Emidio G. Di Nicola, Rosanna Proterra.
Organizzazione: Associazione “San Rustico Vicus”, Amministrazione Comunale di Basciano.
Grafica: Luigino Marinari
Foto: Cesare Baiocco
Opera realizzata con il contributo della Fondazione TERCAS di Teramo.